Sapevi che i panifici sono ritenuti ambienti pericolosi a causa della presenza di polveri esplosive nell’aria? Ebbene si! Come riporta anche la rivista PuntoSicuro, nei comparti di panificazione la presenza di farina di grano, cereali e altri prodotti alimentari in polvere, in determinate situazioni, può provocare delle esplosioni. Parliamo di detonazioni simili a quelle che avvengono nelle aziende che utilizzano gas e sostanze chimiche!
Si tratta di un problema delicato che può aggravarsi se nello stabilimento si verifica anche l’accumulo di carica elettrostatica, fenomeno elettrico comune in molte aziende. In queste situazioni è importante – e obbligatorio – rispettare le misure di prevenzione previste dalla normativa ATEX per evitare episodi che possano sfociare in situazioni pericolose, sia per l’azienda che per chi ci lavora.
In questo articolo scopriremo cosa sono le polveri combustibili e quali accorgimenti adottare per ridurre il rischio di esplosioni nei panifici.
Cosa sono le polveri esplosive e quali pericoli nascondono
Qualsiasi particella di polvere, in presenza di determinate condizioni, può innescare detonazioni. Più precisamente, se rimane sospesa nell’atmosfera può attivare delle esplosioni, invece, se si deposita su strati che producono calore, potrebbe provocare degli incendi. Citiamo a questo proposito quanto riportato anche da PuntoSicuro “”…le polveri combustibili possono dar luogo a “due tipi di pericolo”:
– “in caso di dispersione in atmosfera possono causare delle esplosioni;
– in caso di deposito in strati su componenti che producono calore possono dare origine ad incendi.”
Ma quali sono le polveri che possono provocare questi incidenti?
Moltissime e alcune sono presenti anche nelle nostre case…
Le polveri infiammabili si dividono in tre categorie:
- materiali organici naturali: farina, zucchero, cereali, caffè, carbone, polveri di cacao, ma anche polvere di legno, tela, carbone..
- materiali organici sintetici come plastica, composti farmaceutici e pesticidi
- metalli: alluminio, ferro, titanio, zinco e così via
Gli stabilimenti alimentari utilizzano polveri organiche rientranti nella prima categoria.
In questi luoghi, operazioni come l’essiccazione, la macinazione e la raffinazione di materiale agroalimentare oppure lo stoccaggio dei sacchi di cereali possono rilasciare polveri nell’atmosfera. Se le particelle rimangono in circolo, il rischio che avvengano esplosioni aumenta. Anche nel caso in cui vengano aspirate, nei filtri utilizzati per l’operazione può ugualmente crearsi un’area potenzialmente esplosiva.
Le dinamiche che causano l’esplosione delle polveri nei panifici – o in qualsiasi stabilimento in cui vengono prodotti o lavorati pastine, cacao, caffè e quindi qualsiasi tipo di alimento in polvere – sono simili a quelle che si verificano nelle aziende che lavorano carta, plastica o tessuti.
Qui, i materiali (che sono isolanti) entrano in attrito con il macchinario, si polarizzano e provocano un accumulo di carica elettrostatica. Se alla fine dei processi produttivi l’energia statica non viene scaricata a terra, rimane sui materiali, sulla macchina e nell’atmosfera circostante, tanto che quando un operatore si avvicina, può prendere la scossa. Si tratta di una scarica elettrica innocua, ma eventuali scintille, a contatto con le piccole particelle di polvere – o di altre sostanze infiammabili – presenti nell’atmosfera, possono innescare esplosioni o combustioni.
Normativa ATEX e parametri di esplosività delle polveri
Per evitare incidenti gravi ed esplosioni, la normativa ATEX classifica gli ambienti in zona gas e zona polveri (definite anche “Zone ATEX”).
Quest’ultima, a sua volta, si suddivide in:
- zona 20, in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria;
- zona 21, in cui, occasionalmente, durante le normali attività, potrebbe avvenire l’esplosione;
- zona 22, in cui non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva nell’aria durante le normali attività (sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria) o, se si verifica, questa è di breve durata.
Per eliminare le fonti di accensione e limitare gli effetti delle esplosioni, minimizzando gli infortuni, bisogna conoscere i parametri riferiti alle polveri che si trattano.
I principali parametri per determinare l’esplosività di una polvere sono:
- Il Kst che misura la potenza (o meglio, la distruttività) di esplosione di una data polvere. Questo parametro divide le polveri combustibili in quattro classi: St0, St1, St2, St3. Più grande è il valore di Kst, più grave sarà la deflagrazione causata dalla polvere.
- L’indice Pmax che misura la massima pressione d’esplosione di una data polvere in un ambiente chiuso (misurata in bar),
- L’Indice MIE (acronimo di Minimum Ignition Energy, ossia Energia minima di accensione) che indica la quantità di energia necessaria all’innesco.
- L’Indice MIT (Minimum Ignition Temperature o Temperatura minima di accensione) indica la temperatura minima per la quale una superficie calda innescherà un incendio o un’esplosione (a seconda che si tratti di una nube di polvere o di uno strato di polvere).
Tutti questi parametri permettono, insieme, di valutare il rischio di esplosione polveri in un dato luogo.
Come avviene l’esplosione
Con il termine esplosione di polveri si indica un evento, più o meno dannoso, causato da una violenta reazione di combustione di particelle di polvere combustibile che avviene in presenza di determinate condizioni, cioè di:
- una fonte di innesco,
- un combustibile,
- un’adeguata quantità di ossigeno insieme ad altri due elementi: facilità di dispersione e capacità di formare una sospensione con l’aria in ambienti confinati.
Altri fattori che influenzano la proprietà esplosiva sono:
- natura e concentrazione del comburente (nella maggior parte dei casi si tratta di ossigeno): maggiore è la quantità di ossigeno in un’atmosfera ATEX, più intensa è la reazione di combustione e la velocità di esplosione;
- composizione chimica: determina la velocità con cui l’ossigeno viene consumato durante la combustione e anche il suo potere calorifico è un parametro importante, perché determina la quantità di calore che può essere liberata nell’esplosione;
- umidità: il vapore acqueo attenua il rischio di esplosione per alcune tipologie di polveri, perché le particelle diventano più coese e creano degli agglomerati che sono più difficili da disperdere e quindi tali da innescare l’evento distruttivo;
- granulometria: le microparticelle sono più disperdibili e restano più a lungo in sospensione rispetto a quelle più voluminose quindi, se le dimensioni delle particelle di polvere diminuiscono, la superficie di contatto aumenta e la polvere brucia più facilmente.
Quali normative deve seguire un panificio per gestire le zone a rischio esplosioni?
Le polveri esplosive possono essere più o meno pericolose a seconda di vari fattori. Per evitare conseguenze dannose, qualsiasi luogo utilizzi prodotti che rilasciano particelle nell’atmosfera, come i panifici, deve rispettare le indicazioni della normativa ATEX.
Si parte dalla valutazione del rischio. La direttiva prevede che in tutte le zone classificate ATEX debbano essere individuati i possibili punti critici tramite:
- un’analisi tecnica di tutte le apparecchiature attraversate da flussi;
- l’analisi chimico-fisica dei materiali o prodotti;
- la valutazione delle lavorazioni svolte dagli operatori e lo “studio dei comportamenti negli ambienti di lavoro”;
- la valutazione delle “procedure di manutenzione e di pulizia degli ambienti, delle apparecchiature presenti e dei sistemi di filtrazione”.
Oltre alla valutazione, è inoltre necessario utilizzare apparecchiature antideflagranti, regolarizzare la manutenzione ordinaria e “ridurre o eliminare il carico di carburante mediante buoni sistemi di pulizia, ventilazione, estrazione e rimozione delle polveri pericolose”.
Se non possono essere messe in atto azioni di prevenzione, bisognerà cessare qualsiasi attività che possa fungere da innesco. Altrimenti si dovranno mettere in atto una serie di azioni (indicate nella normativa) che limitino il rischio di esplosioni.
Come ridurre il rischio di esplosioni nei panifici
Per ridurre in maniera importante il rischio di incendi legati alle polveri è necessario seguire le indicazioni degli articoli 294 e 289 del D.Lgs. 81/2008. Tali articoli stabiliscono che il datore di lavoro ha il compito di determinare quali sono le sostanze presenti nell’atmosfera che possono formare atmosfere esplosive e costituire quindi rischio di esplosione nella propria attività.
Dopo la fase di identificazione, sempre il datore di lavoro, dovrà:
- definire le Zone Atex all’interno dei locali, in base alle valutazioni fatte;
- mettere in atto misure di sicurezza tecniche e organizzative specifiche;
- elaborare un documento sulla protezione contro le esplosioni.
Possono poi aggiungersi altre accortezze da parte degli operatori per mantenere il più possibile l’atmosfera libera dalla presenza di particelle, come:
- limitare la formazione di nubi di polvere durante la manipolazione della farina e dello zucchero,
- tenere sotto controllo il grado di umidità degli ambienti,
- formare gli operatori nel maneggiare con attenzione i sacchi di farina e altre polveri, controllando che non siano presenti strappi e fuoriuscite.
Inoltre, quando si parla di detonazioni legate sia alle polveri che alle cariche elettrostatiche, è possibile utilizzare alcuni componenti e sistemi per ridurre il rischio che si verifichino esplosioni. Le barre ionizzanti, per esempio, sono una delle soluzioni migliori per eliminare l’energia statica: installate sul macchinario, ionizzano l’aria neutralizzando le cariche esistenti e ne impediscono la formazione in futuro.
Puoi trovare anche apposite barre elettrostatiche con certificazione ATEX specifiche per gli ambienti a rischio incendi ed esplosioni, come le barre EX di Meech, azienda britannica produttrice di soluzioni antistatiche ad alte performance. Ionizzano l’aria e funzionano senza emettere scintille di innesco!
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