Scariche elettrostatiche agli operatori

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Gli operatori del reparto produzione sono arrivati al limite e minacciano di rivolgersi ai sindacati. A ogni turno di lavoro, immancabilmente, prendono la scossa a causa delle scariche elettrostatiche. L’addetto alla sicurezza e il responsabile della sicurezza sul lavoro sono seriamente preoccupati e vogliono risolvere la cosa al più presto, ma come?

Fino a qualche anno fa, prendere piccole scosse non costituiva un grave problema e anche oggi è considerato quasi normale da chi lavora in produzione. Non a caso, gli addetti alle macchine automatiche lo danno ormai per scontato: la possibilità di prendere piccole scosse è all’ordine del giorno e ci si fa l’abitudine.

Le norme in materia di sicurezza sul lavoro degli ultimi anni, però, hanno imposto una riflessione anche su questo tema. Se consideri che la scossa che a volte si avverte scendendo dall’auto è di circa 15 kV e quella avvertita normalmente nelle industrie di produzione e trasformazione di materie plastiche è di 20-60 kV – raggiungendo a volte anche i 200kV! – è chiaro che il problema è molto sottovalutato, perché non è normale prendere la scossa sui luoghi di lavoro più volte al giorno, anche se si tratta solo di scosse fastidiose ma innocue.

Primo, perché sono potenzialmente molto pericolose.
La scarica elettrostatica è un evento che può avere conseguenze gravi: l’addetto che prende la scossa, per reazione, può urtare un oggetto, battere la testa e perdere i sensi oppure cadere involontariamente addosso ad un’altra persona e ferirla. Potrebbe perfino invadere un’area riservata al passaggio di mezzi di movimentazione. Se poi l’azienda tratta materiali infiammabili o esplosivi, il rischio per le persone che lavorano in produzione è ben più grave dell’infortunio sul lavoro, perché una scarica può innescare un incendio o un’esplosione.
Secondo, perché le cariche elettrostatiche si formano inevitabilmente anche se la macchina lavora entro i parametri previsti in fase progettuale – parametri che riguardano la velocità ed il tipo di materiale lavorato e che possono incidere notevolmente sull’entità delle cariche – quindi sono un evento collaterale dovuto ad un uso normale del macchinario e non diverso dagli standard per cui è stato pensato.
Terzo, perché possono essere eliminate.

Dunque, è un problema che non puoi più permetterti di trascurare.

Le scariche elettrostatiche agli operatori sono più frequenti nelle aziende che producono film plastici, perché il materiale viene lavorato velocemente e accumula molta carica elettrostatica. Qui trovi alcuni esempi, divisi per settore, che ti aiuteranno a capire se il problema può dipendere dalle cariche elettrostatiche:

Tessile
Le bobine prodotte nell’ultima fase della lavorazione si caricano di energia elettrostatica che si scarica sugli operatori.

Plastica
Nello stampaggio di componenti plastici, i prodotti in uscita dallo stampo vengono accumulati in un contenitore, generando alti valori di carica che si scaricano sull’addetto allo svuotamente del contenitore.

Stampa
Nelle macchine da stampa, le bobine possono accumulare una carica statica molto elevata e dare la scossa agli operatori.

Converting
Nelle taglierine si possono generare alte cariche elettrostatiche che, non scaricate a terra, si scaricano sugli operatori.

Biomedicale/Farmaceutico
Gli operatori in camera bianca prendono spesso la scossa a causa delle scariche elettrostatiche che si generano nel processo produttivo.

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Perché si prende la scossa: la causa

Per capire perché si prende la scossa sul lavoro, durante il turno al macchinario o avvicinandosi al materiale caricato elettrostaticamente, è importante comprenderne a pieno la causa, cioè come si formano le cariche antistatiche.

L’energia statica si forma quando un atomo elettricamente bilanciato – cioè con uguale numero di elettroni e neutroni -, sottoposto ad attriti e sfridi, cede parte dei suoi elettroni rompendo l’equilibrio e acquistando una carica negativa (proprio perché in eccesso di neutroni).

Gli elettroni ceduti vanno ad aggiungersi a quelli di un altro atomo, che acquisterà a sua volta carica positiva, polarizzando il materiale inizialmente neutro che accumula così energia statica. 

Ed è proprio questo che succede durante le lavorazioni nell’automazione e per questo si prende la scossa.

Durante il processo produttivo, i materiali normalmente neutri – come la carta, la plastica ed i tessuti – vengono lavorati ad altissime velocità ed entrano in attrito con altri materiali o con i componenti del macchinario. La velocità e la frizione generano di conseguenza un accumulo di cariche elettrostatiche (i materiali neutri si polarizzano in positivo o in negativo).

L’energia accumulata non viene scaricata a terra, ma rimane sulla macchina e sul materiale e l’operatore prende la scossa nel momento in cui si avvicina. La scarica elettrostatica passa anche se l’addetto non tocca nulla e si trova in un raggio di 1 metro.

Curiosità: quando la statica “è dentro di noi” 

Anche il corpo umano è dotato di staticità e, oltre a poter essere attraversato da cariche elettrostatiche, può anche accumularla in determinate condizioni, per esempio in occasione di variazioni di umidità o in seguito allo sfregamento con alcuni  materiali.

Infatti, entrando in contatto con qualcuno o qualcosa dotato di una minore carica elettrostatica, in determinate condizioni, il corpo può trasferire l’energia elettrica per equilibrare la carica tra i due corpi.

Ecco anche perché capita di prendere la scossa toccando una maniglia, un pomello o i materiali neutri lavorati in azienda! Essendo questi dei conduttori di elettricità, accumulano facilmente cariche elettriche e generano scosse al minimo tocco.

Dunque, per tutte queste ragioni, è importante indossare il giusto equipaggiamento isolante per evitare pericoli e scosse durante i turni di lavoro.

Come si risolve

C’è una buona notizia: la soluzione per le cariche elettrostatiche esiste. Come abbiamo visto, i progettisti conoscono l’azione delle cariche elettrostatiche e ne tengono conto già durante la progettazione, quindi ben prima che la macchina veda la luce. Spesso contattano i nostri consulenti fin dalla fase progettuale, per capire come evitare l’accumulo di scariche elettrostatiche a monte.

Ma il problema si può risolvere anche quando la macchina è operativa e le cariche sono causate da un aumento della velocità di produzione o dalla lavorazione di nuovi materiali.
In questo caso vanno installati sulla macchina dei prodotti per il controllo delle cariche elettrostatiche, come le barre elettrostatiche (o barre ionizzanti), che azzerano la carica elettrica e riportano i materiali in condizioni neutre.

Hai già montato una barra ionizzante, ma gli operatori continuano a prendere la scossa?

Forse il prodotto che ti è stato proposto non è quello più indicato, non è stato montato nel punto giusto o forse chi lo ha installato non ha seguito tutti i passaggi necessari per misurare la carica e testare il prodotto.

Infatti, non basta installare una barra elettrostatica per risolvere il problema definitivamente. Bisogna capire dove si generano le cariche, che vanno misurate e solo dopo aver fatto un test di prodotto è possibile stabilire quale modello usare e dove posizionarlo.
Serve la consulenza di un tecnico esperto che ti consigli la soluzione più adatta e che ti segua anche dopo la vendita.

I nostri tecnici sono a tua disposizione per una consulenza.

La nostra consulenza prevede:

0. Analisi preliminare della tua situazione specifica, in videochiamata o per telefono
1. Sopralluogo in azienda, misurazione della carica e test di prodotto sulla macchina
2. Scelta della soluzione più adatta
Siamo rivenditori esclusivi per l’Italia delle barre elettrostatiche Meech, una delle pochissime aziende del settore ad aver compreso realmente qual è il ruolo dell’elettricità statica nei processi produttivi e che realizza barre ionizzanti estremamente performanti, tra le migliori sul mercato.
3. Assistenza post-vendita